Villa Farnesina
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La Villa della Farnesina fu commissionata al celebre architetto Baldassarre Peruzzi dal ricco banchiere senese Agostino Chigi nel periodo più splendido della sua vita, lontano dagli affanni e dalla cupa dimora cittadina in via dei Banchi. La costruzione fu decorata, oltre che dal Peruzzi stesso, da Raffaello, da Sebastiano del Piombo e dal Sodoma con affreschi ispirati ai miti classici.
Nel 1511 la villa il cui “viridario” era bagnato del Tevere era già edificata e in parte decorata e Agostino Chigi chiamato “il magnifico” viveva qui la sua splendida vita di mecenate del Rinascimento tra ricchezze e onori, protettore di artisti e amico di principi e cardinali che amava ricevere nella sua dimora.
Dopo tanto splendore durante la vita di Agostino, la villa, in cui avevano fatto bivacco i Lanzichenecchi durante il sacco di Roma, alla fine del ‘500 fu acquistata dal Cardinale Alessandro Farnese, da cui viene il nome di Farnesina, per distinguerla dal Palazzo Farnese, al di là del fiume; secondo un progetto di Michelangelo un ponte sul Tevere doveva collegare le due proprietà dei Farnese.
La villa passò poi ai Borbone, poi in enfiteusi al Duca di Ripalta e infine fu acquistata dallo Stato italiano come sede dell’Accademia d’Italia. Ora è proprietà dell’Accademia dei Lincei.
Al pian terreno è la Loggia di Psiche, al tempo della costruzione senza le attuali vetrate protettive, affrescata dalla scuola di Raffaello su disegni del maestro. Tra un intreccio di festoni vi è affrescata la leggenda di Amore e Psiche tratta da Apuleio. Sulla sinistra è la sala del Fregio così detta dalla decorazione a scene mitologiche con piccole figure dipinte dal Peruzzi (le fatiche di Ercole, il ratto di Europa, Apollo e Marsia, Orfeo e Euridice…), a destra è la Loggia di Galatea con il celebre trionfo di Galatea di Raffaello. A fianco, Sebastiano del Piombo affrescò Polifemo, lo sgraziato innamorato di Galatea, originariamente nudo e poi per decenza rivestito da una vestina azzurra. Intorno, in epoca successiva, furono dipinti paesaggi attribuiti al Dughet.
Al primo piano la vasta sala delle Prospettive, affrescata dal Peruzzi, è uno dei primi esempi di prospettiva nella pittura. Essa rappresenta la continuazione ideale delle logge del pianterreno; attraverso il finto loggiato si scorgono vedute paesistiche: paesi arroccati, scorci di campagna, e nel fondo, contro il cielo luminoso, è la città (la Chiesa di Santo Spirito, una basilica romanica, la porta Settimiana).